
Nei nostri ospedali
c’è un mondo che vive in silenzio,
lontano dagli sguardi delle persone
che spesso sono troppo prese dai “problemi”
di tutti i giorni.
C’è un mondo fatto di bocconi amari difficili da buttare giù,
fatto di lacrime che riempiono gli occhi
e rigano le guance,
di pianti strozzati nel silenzio della notte,
fatto di corridoi infiniti che sembrano non avere fine.
In questo mondo lavorano gli “ANGELI” ,
così mi piace chiamare tutti i dottori, medici, infermieri e volontari
che ogni giorno dedicano il loro tempo a curare i malati.
Penso a tutti quei bimbi, che per un motivo ancora sconosciuto si trovano a fare i conti
con tanta sofferenza,
che purtroppo sono costretti in un letto di ospedale
quando in realtà dovrebbero solo fare i bambini,
ridere con i loro amici,
andare a scuola,
correre nei prati inseguendo un pallone
stare con il nasino all’insù facendo volare un aquilone,
dovrebbero stare a casa con i loro genitori,
mano nella mano ai loro fratelli e sorelle
a immaginare il futuro insieme.
In questo mondo lavorano gli “ANGELI” ,
così mi piace chiamare tutti i dottori, medici, infermieri e volontari
che ogni giorno dedicano il loro tempo a curare i malati.
Penso a tutti quei bimbi, che per un motivo ancora sconosciuto si trovano a fare i conti
con tanta sofferenza,
che purtroppo sono costretti in un letto di ospedale
quando in realtà dovrebbero solo fare i bambini,
ridere con i loro amici,
andare a scuola,
correre nei prati inseguendo un pallone
stare con il nasino all’insù facendo volare un aquilone,
dovrebbero stare a casa con i loro genitori,
mano nella mano ai loro fratelli e sorelle
a immaginare il futuro insieme.
Ricordo anche gli occhietti tanto
grandi quanto tristi
di una bimba dolcissima
di nome Stella
aveva 2 anni e che da 17 mesi
viveva isolata in una camera tutta lilla,
in attesa di una telefonata che non arrivava,
Quella telefonata era la loro preghiera
ogni sera prima di andare a letto
e ogni mattina al risveglio
pregavano che arrivasse un cuore compatibile
pregavano per un cuore nuovo
che l’avrebbe resa libera,
che avrebbe reso tutti loro liberi,
liberi da quelle orribili macchine
lontano da quelle mura lilla.
In quei giorni ho pregato tanto per noi,
ma anche per lei
e dopo poche settimane
finalmente
quel telefono ha squillato.
Stella è tornata a casa
ora brilla di una luce nuova,
e anche se in questi giorni starà a casa come tutti noi, ha vicino le persone che più le vogliono bene dorme nel suo lettino
e gioca nella sua cameretta tutta rosa con i glitter.
La nostra piccola disavventura
mi ha fatto riflettere tanto
ieri come oggi.
In questi giorni abbiamo
tutti l’occasione di poterlo fare
siamo così abituati ai confort delle nostre case
che non ci rendiamo conto di che fortuna abbiamo
non ci rendiamo conto dell’importanza di essere liberi,
non sappiamo più apprezzare i valori importanti della vita.
Quando anche per noi quel telefono squillerà
e potremo riaprire le porte delle nostre case torneremo alla normalità,
forse una normalità diversa
con un battito nuovo a scandirci il tempo.
Torneremo liberi
con la differenza che chi è costretto in una stanza d’ospedale continuerà a guardare scorrere le giornate da dietro una finestra.
Desiree

@_unafamiglia3d_